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Artists

ARTISTI

Bernardo

Strozzi

(Genova 1581/82-Venezia 1644) Detto il Cappuccino o il Prete

La formazione dell’artista avviene a Genova tra il 1596 e il 1598 presso Cesare Corte e il pittore senese Pietro Sorri.

L’anno seguente entra nell’ordine dei cappuccini e, nel monastero di San Barnaba continua a dipingere.

Nel 1609 Bernardo Strozzi lascia il convento per sostentare la madre e la sorella con la propria attività artistica che lo condurrà a lavorare per importanti famiglie come i Doria, per i quali dipinge la volta del coro della chiesa di San Domenico (1620-1622), e i Centurione, per i quali esegue gli affreschi nella villa a Sampierdarena e nel palazzo cittadino di Fossatello.
Strozzi, sollecitato da stimoli artistici derivanti dal contatto con collezionisti come Gio. Carlo Doria, matura un caratteristico linguaggio pittorico ed un personale uso del colore che lo renderanno particolarmente gradito ai committenti genovesi.
La morte, nel 1625, del suo protettore Gio. Carlo Doria, espone Bernardo Strozzi a una serie di azioni giudiziarie che mette sotto accusa l’attività del pittore, inconciliabile, a detta dei suoi accusatori, con il suo abito religioso.

Inizia una serie di scontri che porterà Strozzi a rifugiarsi, nel 1632, a Venezia, dove la sua tavolozza si arricchirà di preziosismi cromatici e dove godrà di un particolare consenso sancito da committenze pubbliche; in questa città creerà una scuola formata da vari allievi e collaboratori.

Bernardo Strozzi

Gregorio De

Ferrari

(Porto Maurizio, Imperia 1647-Genova 1726)

Dopo una formazione tesa alla carriera legale Gregorio De Ferrari, giunto a Genova, decide di iniziare il suo apprendistato come pittore presso la bottega di Domenico Fiasella; alla morte del maestro (1669) intraprende un viaggio a Parma, dove incontra Giovanni Battista Gaulli e Giovanni Battista Merano.

Questi pittori erano in città per osservare e copiare la pittura di Correggio: l’attento studio delle soluzioni spaziali dell’emiliano saranno recepite e rielaborate da Gregorio De Ferrari con uno spirito che anticipa, per diversi aspetti, le soluzioni della pittura settecentesca.

Rientrato in città intorno al 1671, stringe un rapporto lavorativo ed umano con Domenico Piola, con il quale inizia una collaborazione in diversi cantieri per la decorazione ad affresco di spazi pubblici - tra i primi interventi la decorazione della chiesa di San Siro (1676-77) - e privati, nei palazzi nobiliari Balbi-Senarega, Palazzo Brignole e Villa allo Zerbino.

La sperimentazione porta Gregorio a mettere a punto soluzioni che lo distinguono dall’idea di pittura dominante in città: nella
decorazione di Palazzo Brignole l’artista, nella sua esuberanza espressiva, adotterà quindi, lo stucco per far uscire letteralmente le sue figure dalla bidimensionalità dell’affresco.
L’ultima produzione artistica di De Ferrari vede la collaborazione del figlio: nel 1715, per l’ultima opera pubblica, ovvero la decorazione della cupola della chiesa di San Camillo e
Santa Croce, Gregorio è aiutato da Lorenzo per la raffigurazione del Trionfo della Croce.

Gregorio De Ferrari

Bartolomeo

Guidobono

(Savona 1654-Torino 1709) Detto il Prete di Savona

L’artista nasce in seno ad una famiglia di pittori e decoratori di ceramica e, dopo essere stato avviato allo studio della teologia e ordinato sacerdote, inizia a operare come decoratore di maioliche. Il primo incarico come pittore vede Guidobono impegnato nella decorazione di una cappella nel santuario di Nostra Signora della Misericordia, a Savona (1679-1680); conclusi questi primi lavori, l’artista desideroso di aggiornare la sua formazione, intraprende un viaggio che, nel nono decennio del secolo, lo condurrà a soggiornare a Venezia e a Parma.

Dal 1684 inizia una serie di soggiorni torinesi di Bartolomeo che lo trovano, insieme al fratello Domenico, impegnato in diverse imprese decorative purtroppo solo parzialmente conservate.

Affianco a questa attività piemontese Guidobono continua una intensa produzione per il contesto genovese arricchendo volte e pareti delle dimore nobiliari, con decorazioni ad affresco e realizzazioni di tele che nutrono le quadrerie più importanti della città. Nell’ultimo decennio del secolo il pittore è impegnato a dipingere per Gio. Francesco Brignole alcuni ambienti della sua dimora di Strada Nuova e negli stessi anni lavora alla decorazione di Palazzo Centurione in Fossatello, dove si esprime quella libertà narrativa e compositiva e preziosismo cromatico che ne fanno una delle personalità più originali del contesto genovese seicentesco.Dopo quest’ultima attività in città l’artista si trasferirà a Torino dove morirà nel 1709.

Bartolomeo Guidobono

Domenico

Piola

(Genova 1627-1703)

Domenico Piola riceve una prima formazione presso il fratello Pellegro e, alla morte di questi, prosegue nella bottega di Gio. Domenico Cappellino. Il pittore in realtà conduce uno studio proprio su alcuni maestri, si dedica quindi alla copia degli affreschi di Perin del Vaga e delle tele di Gio. Benedetto Castiglione: un metodo di studio che sarà il medesimo impiegato nella sua bottega per l’istruzione dei giovani allievi o collaboratori.
Piola collaborerà con il coetaneo Valerio Castello nella decorazione della chiesa di Santa Marta e nell’oratorio di San Giacomo della Marina e, alla morte di questi, ne raccoglierà l’eredità mettendo a punto soluzioni decorative ad affresco per spazi pubblici e privati divenendo così il massimo esponente della grande decorazione genovese.

L’incontro con il giovane Gregorio De Ferrari, che diventerà suo genero, portò Piola a una concezione cromatica e spaziale, tesa a liberare le forme dal disegno, caratterizzante i suoi primi lavori; a questa maturazione artistica contribuì anche un viaggio intrapreso alla metà del nono decennio che lo condurrà a cogliere
soprattutto gli influssi della cultura emiliana, durante il soggiorno a Bologna, a Parma e a Piacenza. L’aggiornamento acquisito è espresso nella produzione degli ultimi decenni del secolo, nelle soluzioni decorative adottate per le sale di Palazzo Brignole
(1687-1688) e, particolarmente, nel ciclo di affreschi della chiesa di San Luca (1695ca).

Domenico Piola
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